Alberto Boatto
Con grande sottigliezza Stefano Catucci esamina le più rilevanti foto della Luna e della Terra, frutto di un ventennio d’esplorazioni spaziali, per spingersi a ispezionare le stesse immagini dei «resti» lasciati dagli astronauti sopra il suolo lunare: risultato di quella tecnica aeronautica e di quei mass media che sono riusciti a portare l’uomo sulla Luna, e a fotografarla e ad inquadrare la Terra da un punto d’osservazione esterno.
Ora la qualità di questa documentazione fotografica appare, al suo interno, assai diversa.
Le foto lunari restano la testimonianza di un’impresa tecno-scientifica che, pur nella sua eccezionalità, è consegnata ormai al passato e, se si aprono al domani, è a un domani fatto di rivisitazioni estetiche e, addirittura, di curiosità turistiche e museali. Mentre le immagini della Terra si presentano estremamente produttive, coinvolgono il nostro presente e si sporgono sul nostro futuro.
Questa diversità è anche l’esito di un confronto, dove alla visione della Luna come un astro «povero» e chiuso all’esperienza umana si contrappone la visione della Terra come un astro largamente disposto all’esperienza, alla dinamica dell’andata e del ritorno e della sosta. E intanto indica agli astronauti il luogo del ritorno. Sono reazioni contenute già nelle parole degli astronauti. La terra valutata come «la cosa più importante che abbiamo scoperto». Oppure la veduta della Terra, mentre sorge sull’orizzonte lunare, percepita come «il momento più intenso e emozionante dell’intero viaggio».
Una storia dunque di rivelazione epifanica. Sorpresa, novità, rivelazione «palpabile» del «chi è» della Terra come corpo cosmico proiettato nello spazio infinito; riconoscimento della sua medesima bellezza. Sono tutte scoperte capaci d’apprestare il trampolino di lancio per una rinnovata coscienza di ciò che è l’astro terrestre, della sua preziosità e della sua vulnerabilità.
Prima di tutto, è l’arte che ha registrato questo cambiamento. Più ancora della «moon art», su cui si sofferma con eguale acutezza Catucci, e che equivale all’assunzione dell’iconografia spaziale in chiave pop, è la «land art» degli anni Ottanta a esprimere questa nuova consapevolezza planetaria. L’intero movimento ha finito per assumere l’aspetto di un approdo alla Terra e di una sua esplorazione. Imprimendo tracce, segnando figure sulla superficie del suolo, ha riconfermato la Terra come il luogo dell’esperienza (della vita) dell’uomo.
Nel settore letterario, soprattutto creativo, direi che non si è verificato nessun fenomeno parallelo, solo manifestazioni sporadiche e solitarie. Ne è un documento recente Atlantico di Simon Winchester. Per quanto l’autore non sembri averne piena coscienza, il suo libro acquista il suo significato proprio all’interno della nuova ottica planetaria inaugurata dai viaggi extraterrestri. È una smisurata porzione del pianeta, l’oceano Atlantico, questo «mare interno della civiltà occidentale», che viene percorso e «riscoperto» con scienza e passione dallo scrittore. Ne ricostruisce la storia avvincente, la scoperta iniziale sotto il segno della mostruosità e dello spavento, la sua traduzione nella poesia e nella pittura, i viaggi di Colombo e degli altri audaci, gli scontri navali, i pirati, la tratta degli schiavi, il trasporto mercantile, la pesca. Fino al suo stato attuale, nel «nero» capitolo dal titolo «Cambiamento e rovina ovunque del mare».
Non si tratta soltanto di una ricchissima enciclopedia, ma di un’avventurosa esperienza condotta in prima persona da Winchester, che ci dà le sue pagine più intense nella ricognizione dei luoghi raggiunti sulle opposte sponde dell’oceano. La descrizione delle banchine semiabbandonate del porto di New York impianta una prospettiva sorprendente e inedita dell’intera metropoli americana. Ed è proprio questa esperienza a conferire valore al libro e ne fa un testo indispensabile nel recupero attuale della Terra.
Per questo ritrovamento è necessario un diretto experiri di ogni parte del globo. Sarà anche bene muoversi contro la convinzione che il viaggio sia un esercizio da tempo esaurito. Winchester ci mostra come sia fattibile andare al di là della passività del turista a favore della relazione corporale col vento, le onde, la terribilità delle tempeste, che si compie sempre fra gli estremi della paura e dello stupore.
Stefano Catucci
Imparare dalla Luna
Quodlibet, 2013, pp. 206
€ 19,00
Simon Winchester
Atlantico
traduzione di Jacopo M. Colucci
Adelphi, 2013, pp. 484
€ 32,00
Quodlibet
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